L’intelligenza sia umana sia animale presenta una componente fluida e una cristallizzata. La prima corrisponde alla capacità di pensare logicamente e di risolvere i problemi in situazioni nuove. Essa si riferisce al potenziale intellettivo innato ed è indipendente dalle conoscenze acquisite. Questo tipo di intelligenza viene espressa attraverso la capacità di apprendimento e di risoluzione dei problemi. L’intelligenza cristallina, invece, fa riferimento ai processi mentali che si possono elaborare grazie alle componenti apprese. Sottolinea quindi la capacità di utilizzare competenze, conoscenze ed esperienze, rappresenta quindi ciò che un cane effettivamente sa. L’unione delle due componenti determina l’intelligenza manifesta cioè quella misurabile in ciascun individuo.
Stannley Coren sostiene che il modo migliore per valutare l’intelligenza del cane sia osservare la sua manifestazione nel corso delle varie attività. Per lui esistono tre diverse dimensioni dell’intelligenza: adattativa, lavorativa ed istintiva. La capacità cognitiva, ossia l’intelligenza adattativa, indica l’abilità del cane di modificare il proprio comportamento per adattarsi all’ambiente in cui vive. L’intelligenza lavorativa è la capacità di capire il significato di un particolare comando, rispondendo appropriatamente. L’intelligenza istintiva riguarda le capacità geneticamente determinate e le predisposizioni comportamentali delle diverse razze.